Chi scrive ha una storia lavorativa che nasce nel 1996. Prima semplice collaboratore, poi impiegato, infine capoufficio in una piccola azienda.
Ma la mia esperienza lavorativa ormai è alle spalle, il mobbing che ho subìto ha avuto la conseguenza di farmi perdere il posto di lavoro, ed anche la salute.
Questo blog rappresenta soprattutto un diario, molto parziale, di ciò che mi è capitato.
In esso potrete trovare anche notizie interessanti, informazioni utili, consigli, ma nè questo blog nè altri possono sostituire il supporto di un avvocato specializzato in diritto del lavoro, oppure di uno psicologo. Il mio invito a quanti subiscono una situazione di disagio sul posto di lavoro è comunque quello innanzitutto di confrontarsi con altre persone che soffrono o hanno sofferto lo stesso problema: oggi lo si può fare molto facilmente anche attraverso Facebook, dove esistono - e sono purtroppo molto frequentati - gruppi che affrontano questa tematica.
Invito tutti i lettori a lasciare un commento, anche in forma anonima: più se ne parla, meglio è!

venerdì 10 febbraio 2012

Non è mica finita...

E' da molto che non scrivo sulla triste vicenda che mi riguarda... Nell'estate 2011 le vessazioni nei miei confronti erano ricomiciate tali e quali erano sempre state, e non avevo più voglia di scrivere nulla. Ero preso da uno sconforto senza eguali, e tenere aggiornato questo blog era una pesante sofferenza. Avevo un bisogno disperato di far riposare la mente.

Non so come feci ad arrivare ad agosto, presi l’intero mese di ferie ma non riuscii minimamente a rilassarmi: il pensiero era a ciò che subivo quotidianamente, alla prospettiva di perdere lo stipendio e quindi l’unica fonte di sostentamento della mia famiglia.

Rientrato al lavoro, tutto ricominciò come prima e peggio di prima. Il capo mi ordinò di invertire l’ordine alfabetico di un intero archivio, una cosa assolutamente inutile, assurda e chiaramente finalizzata a farmi sentire un inutile peso, e forse volta anche a provocare altri tipi di reazione come era già avvenuto in passato. Mi sentii veramente mancare, e me ne andai a casa dicendo che stavo male. Da allora sono in malattia. Ad ottobre 2011 ho consultato un neuropsichiatra, che mi ha diagnosticato una “nevrosi d’ansia cronica”. Ho trovato la forza di reagire dal punto di vista legale, e quindi mi sono affidato ad un avvocato che sta cercando di tutelare i miei interessi. Questo mi ha dato qualche speranza di uscire da questa situazione e di limitare i danni dal punto di vista economico. Chissà, forse anche per questo ho ricominciato a scrivere...

Tutto quello che ho vissuto da settembre 2010 ad oggi ha non solo compromesso il mio stato di salute, ma anche profondamente modificato il mio modo di rapportarmi con gli altri. Spesso mi capita di avere paure ingiustificate, di non essere più sicuro di me stesso, di dover sempre chiedere l’approvazione degli altri prima di compiere qualsiasi scelta. Di recente, rivedendo un filmato girato durante le vacanze di alcuni anni fa, ho visto me che ridevo, e la sensazione che ho avuto è che quella fosse un’altra persona, che non mi capiterà più di avere simili momenti di spensieratezza. Allo stesso modo, manifesto stupore quando qualcuno mi ricorda di essere stato in passato unanimemente stimato per le mie capacità professionali. Riprendere a lavorare, anche in un ambiente di lavoro sano, mi preoccupa comunque, perché non sono certo di poter facilmente tornare a quello che ero prima dell’estate 2010.

Ho un consiglio da dare a tutti coloro che si trovano nella mia condizione: AGITE! Pensare che le cose si possano aggiustare è nella maggior parte dei casi una semplice illusione. Invece il tempo passa, la salute va via, e si perde la forza necessaria per reagire. 
Mi rendo perfettamente conto delle grandi difficoltà che ho nel dover sostenere una accusa in tribunale: trovare le prove è particolarmente difficile nel mio caso. La legge infatti prevede che sia a carico del lavoratore, quindi della vittima, raccogliere tutti gli elementi di prova a supporto delle proprie richieste, e si può facilmente intuire che in un ambiente in cui si è totalmente emarginati e discriminati ciò sia molto complicato: difficoltà a reperire testimoni, documenti.. (Quindi, quando dico "agite", intendo dire: mettete da parte tutto ciò che vi può tornare utile, fatelo anche preventivamente, perché il  mobbing può capitare a chiunque, in qualsiasi momento. Pensate da subito a quello che deve essere l'obiettivo: sconfiggere il mobber, ripristinare la legalità. Difendere la qualità del proprio lavoro.)

Non so quanto io abbia ben preparato questo passo, ma, nonostante le difficoltà, io agirò. So di essere dalla parte della ragione, dalla parte della legge. So che arrendersi significa accettare che i soliti la facciano sempre franca. Penso che la giustizia esista, debba esistere. E se, nonostante tutto ciò che ho già subito, il mio tentativo fallirà, sono certo che quello successivo avrà successo.