Chi scrive ha una storia lavorativa che nasce nel 1996. Prima semplice collaboratore, poi impiegato, infine capoufficio in una piccola azienda.
Ma la mia esperienza lavorativa ormai è alle spalle, il mobbing che ho subìto ha avuto la conseguenza di farmi perdere il posto di lavoro, ed anche la salute.
Questo blog rappresenta soprattutto un diario, molto parziale, di ciò che mi è capitato.
In esso potrete trovare anche notizie interessanti, informazioni utili, consigli, ma nè questo blog nè altri possono sostituire il supporto di un avvocato specializzato in diritto del lavoro, oppure di uno psicologo. Il mio invito a quanti subiscono una situazione di disagio sul posto di lavoro è comunque quello innanzitutto di confrontarsi con altre persone che soffrono o hanno sofferto lo stesso problema: oggi lo si può fare molto facilmente anche attraverso Facebook, dove esistono - e sono purtroppo molto frequentati - gruppi che affrontano questa tematica.
Invito tutti i lettori a lasciare un commento, anche in forma anonima: più se ne parla, meglio è!

sabato 22 gennaio 2011

Cronaca di una giornata

Per comprendere la mia giornata lavorativa di venerdì, è doveroso come prima cosa inquadrare i personaggi. Il capo si chiama Otello, 55 anni, carattere apparentemente gentile e disponibile, ma in realtà e senza troppi misteri egoista e perfido. Poi c'è la moglie, una specie di donnone ben poco femminile, Desdemona, la jena della situazione. Poi c'è Giuditta, la mia collega, molto più giovane di me, la schiavetta perfetta, quella che si è fatta plagiare il cervello e che è di fatto la causa prima dei miei guai. Con Giuditta ho lavorato gomito a gomito 8 anni, l'ho aiutata sempre in tutto, ho sviluppato un rapporto fondato su un grandissimo affetto e complicità, mi sono battuto per lei nel farle riconoscere alcuni benefici economici e l'ho difesa quando se la passava male. Ma lei ha dimenticato tutto in pochissimo tempo.
L'orario di apertura dell'ufficio è fissato alle 8,30 del mattino. Quando avevo io le chiavi , di fatto si apriva alle 8,20, comunque sempre in anticipo: ora invece è un terno al lotto. A volte si apre puntualmente, a volte si superano le nove del mattino. Ma ad aspettare sono sempre solo, perché Giuditta ritiene poco conveniente per la sua reputazione attendere l'apertura col sottoscritto, e così spesso si informa sull'effettivo orario di apertura. Venerdì è andata così, e sono arrivati tutti insieme alle 8,50 circa, facendomi aspettare da solo in auto per una buona mezz'ora. Nessuna scusa, ovviamente.
Entrato in ufficio ho detto "buongiorno", ed ho ricevuto una risposta appena abbozzata, Giuditta in particolare con la potenza di un decibel scarso mi ha sussurrato "ciao", con sguardo disgustato diretto ben fuori dalla portata dei miei occhi. Così mi sono diretto alla mia scrivania, che si trova nella parte più emarginata e lontana dal contesto in cui anche la clientela viene accolta. Mi sono messo quindi a svolgere il mio lavoro. Oggi consisteva nel mettere in ordine alfabetico alcune migliaia di fogli sottilissimi, ognuno dei quali riferito ad un cliente. Così, mentre io svolgevo questo "lavoro" senza poter proferire parola con nessuno, sentivo da lontano le due colleghe che svolgevano il normale lavoro, quello che io ho svolto brillantemente per 13 anni, affrontando e risolvendo tutti i problemi dei clienti. Ho cominciato a lavorare, e dopo quella che mi è sembrata un'ora ho guardato l'orologio: erano passati appena venti minuti! Già, perché il tempo non passa, quando si svolge un compito così assurdo tutto sembra fermarsi, hai solo modo di chiederti perché ti stia succedendo tutto questo, quale colpa tu abbia, pensi a come sarebbe straordinario se tutto potesse rivelarsi solo un brutto sogno... ma ti guardi attorno e capisci che è tutto vero, che sta accadendo a te e che non sai se finirà mai. L'unico modo che mi fa resistere è ricevere qualche messaggio sul cellulare da parte di mia moglie, che mi incoraggia a resistere, che mi dice che ride bene chi ride ultimo, che mi dice che sono la persona migliore del mondo. Mi serve moltissimo, perché sapere che quella non è la realtà mi fa sentire vivo, sapere che al di fuori di quelle quattro mura sono una persona stimata e rispettata e soprattutto amata mi sembra addirittura sorprendente, perché purtroppo il demansionamento comporta anche questo, una perdita costante e continua dell'autostima. Di tanto in tanto sento le due colleghe ridere e scherzare, evidentemente c'è un buon feeling, e la loro allegria non è minimamente compromessa dalla consapevolezza che in ufficio c'è una persona che vive male, che si sta ammalando, che vive una quotidiana ingiustizia, che soprattutto vive tutto questo senza che abbia mai fatto nulla di male a nessuno. C'è da dire che fino a tre mesi fa Giuditta non sopportava affatto Desdemona, il termine "jena" gliel'aveva affibbiato lei, ed era solita criticarla per l'abbigliamento e per certe parti anatomiche non proprio gradevoli...Così, lentamente, sono arrivato anche Venerdì alle fatidiche 13.00, e con un "arrivederci", mi sono congedato. Il pomeriggio è stato la fotocopia della mattina. Ho avuto modo di parlare soltanto con un cliente, perché questi aveva chiesto espressamente di me, e ciò che dovrebbe essere la normalità mi è sembrato un fatto davvero insolito: parlare ed essere utile a qualcuno nell'esercizio del mio lavoro. Alle 19 precise me ne sono andato: anche perché se mi trattengo qualche minuto in più vengo gentilmente invitato ad andarmene... il fatto che non sia gradito in quell'ufficio mi viene sottolineato in ogni modo possibile, e per loro, evidentemente, ne devo essere sempre consapevole.

4 commenti:

  1. Capisco cosa sia una invadenza ossessiva e esagerata, in quanto falsa, ipocrita ed ingiusta.
    coloro che assumono questo comportamento si ritengono <>, <>, <>, e "si compiacciono2 di non essere preda di ciò che un altro subisce per motivi, anche circostanziali, a volte, anche neanche troppo tragici, ma che danno forza ad una motivazione di fondo che si origina dalla discrepanza di obiettivi in comune.
    Per cui, non sei tu che non vali: sono i modi e le intenzioni nel voler raggiungere determinati obiettivi e rapporti che sfalsano il tuo operato, che, in altra circostanza, ed in ambiente giusto, sarebbero doti eccellenti.
    La prova è che per 13 anni lo hai potuto ampiamente dimostrare.
    Non dici il motivo per il quale sei stato vessato.
    Quale sia la ragione per la quale, improvvisamente, il tuo lavoro, le tue qualità e la tua capacità non sono state più valide.
    Mi sarebbe utile capire meglio...

    un saluto e FORZA, perchè chi dentro è realmente in pace con se stesso, errori propri compresi e del tutto inevitabili, non può che guardare chi vessa con grande e distaccata COMMISERAZIONE..

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  2. Innanzitutto grazie.
    In realtà non so nemmeno io perché tutto ciò sia avvenuto, ho cercato più di una volta di chiedere il perché, ma non ho ricevuto spiegazioni adeguate: posso solo fare delle supposizioni. Comunque non è mia intenzione in queste pagine entrare troppo nei particolari della mia storia personale, anche perché non credo che sia particolarmente interessante. Quello che mi interessa sottolineare è il tratto comune di storie come queste, cioè la condizione psicologica di chi si sente vessato. Queste esperienze, protratte nel tempo, incidono pesantemente sulla propria salute mentale e fisica; questo sarà l'argomento di un prossimo post.

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  3. Quando mi capitavano episodi molto molto simili sul lavoro, cercavo strenuamente di aiutare tutti per dimostrare il mio perbenismo,mettendo in pratica tutto quanto acquisito nei vari corsi professionali...tutto inutile.Volevo la fiducia di gente ignobilmente gelosa.Oggi riguardando indietro mi faccio rabbia:ero troppo troppo perbene ed educata,meritavano disprezzo e distanza, quanto tempo ho perso! Mi piaccio di più ora, entro, non saluto nessuno, tranne i pochi che mi sono stati almeno e di nascosto solidali, arrivo truccata, ben vestita, profumata e allegra...funziona vedessi le loro facce!Un simpatico saluto ed un grande"Forza" che non sei solo!

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  4. Già... anch'io Virginia ho capito solo ora che certa gente è meglio ignorarla del tutto... Grazie per la tua preziosa solidarietà!

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